America Latina e Africa

Enrique Cam bón e Léon Sirabahenda

Sappiamo quanto sia vasta e ricca la realtà ecclesiale e sociale dell’America Latina. Potresti dirci Enrique, seppur in poche parole, qualcosa sulle difficoltà e sulle attese, soprattutto dei sacerdoti, nelle vostre terre?

In America Latina ci sono fenomeni di grande rilievo, ad esempio:

·       la povertà della maggioranza accanto alla ricchezza di pochi che contraddice la fede cristiana dei nostri popoli;

·       la pietà popolare molto diffusa, ma in gran parte ancora da evangelizzare;

·       in America Latina vivono metà dei cattolici del mondo ; in questi ultimi anni però si moltiplicano a tal punto le comunità evangelicali di tipo pentecostale – spesso, ma inadeguatamente chiamate « sette » - da far prevedere che in pochi decenni il 50 % della popolazione potrebbe passare a queste comunità;

·       la secolarizzazione e l’ateismo crescono soprattutto nelle grandi città e negli ambienti intellettuali.  

Queste ed altre sono enormi sfide per i sacerdoti, che spesso rimangono senza risposte. Ma allo stesso tempo ci sono tanti segni di speranza. Da noi la Chiesa è profondamente radicata nel popolo, ci sono tanti laici impegnati, c’è una fioritura di vocazioni, crescono circoli biblici e comunità di base ben unite alla Chiesa.

C’è poi la vitalità evangelica dei nuovi carismi. Mons. Rylko (presidente del Pontificio Consiglio per i Laici) nel recente incontro dei Movimenti in America Latina promosso dal CELAM, li ha chiamati una “profezia per il futuro”.

Essi possono offrire energie inedite e molti stimoli di cui si sente forte necessità nella nostra Chiesa, tra cui

·       l’impegno di portare a avanti un dialogo a tutto campo, superando timori e diffidenze.

·       una spiritualità di comunione, che permetta di trovare strade e creare strutture che rispondano alle esigenze del nostro tempo.

 

Tu, Léon, sei del Burundi. Com’è la realtà africana in estrema sintesi?

L’Africa nera è una e molteplice. Il valore di base è la solidarietà nella famiglia allargata. Il senso di appartenenza al clan spesso arriva all’esclusione dell’altro gruppo sociale. E’ questa una delle cause delle guerre.

In mezzo a conflitti, paure ed estrema povertà, si diffondono anche da noi le comunità pentecostali protestanti; avanza il Vangelo, ma si produce anche smarrimento e alienazione.

Il sacerdote, pur dovendo essere testimone dell’amore senza frontiere di Dio, è facilmente condizionato dalla sua appartenenza etnica e spesso vive disarmato questi problemi.

Solo quando si cerca di vedere Gesù nell’altro, ascoltandolo, cogliendo le sue sofferenze e motivazioni, la diversità diventa una ricchezza a servizio dell’unità.

L’immagine di Chiesa più sentita da noi è quella di “Famiglia di Dio”, per cui da alcuni decenni si punta alle piccole comunità ecclesiali, dove le persone s’incontrano senza tener conto della loro appartenenza etnica. Meditano il Vangelo e vedono come metterlo in pratica. La sfida per il sacerdote è di lasciarsi anch’egli interrogare dalla Parola di Dio e crescere assieme a tutti nella fraternità.